martedì 4 maggio 2010

Ricordo di Don Alfonso Milani

FINALMENTE IL GIORNO 9 MAGGIO PV LA PIAZZA DELLA CHIESA DI TRIGINTO VERRA' UFFICIALMENTE INTITOLATA ALLA MEMORIA DI DON ALFONSO MILANI NEL CORSO DI UNA CERIMONIA PUBBLICA. TROVA COSI' FINALMENTE REALIZZAZIONE, DOPO TROPPI E INGIUSTIFICABILI RITARDI, IL DESIDERIO DI TANTI DEVOTI MEDIGLIESI CHE PORTANO ANCORA NEL CUORE IL RICORDO DI QUESTA GRANDE PERSONA!

Questo un breve ricordo di Don Alfonso, scritto da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di apprezzarlo (estratto dal Consiglio Comunale del 30 settembre 2004):

Nei primi giorni dell’estate del 1979, arrivava il nuovo inquilino della casa parrocchiale di Triginto: il nuovo parroco.
Un tipo timido, capelli castano chiaro tendente al rossiccio, faccia simpatica, qualche battuta pronunciata in dialetto lombardo, l’immancabile sigaretta alla bocca e con quel pò di trasandato tipico di tutti gli uomini semplici, come era suo modo d’essere.

Sin da subito, al suo passaggio per le vie del paese, il Don, come era affettuosamente chiamato da tutti i suoi ragazzi, si faceva notare per la sua roboante Fiat 124 di colore verde, causa la marmitta bucata. E proprio con quella autovettura che egli trasportava stuoli di ragazzini da Triginto all’oratorio di Mediglia, sì, perché allora a Triginto non esisteva nulla di tutto quello che oggi conosciamo come impianto sportivo e oratoriale.

Trascorsi pochissimi giorni dal suo arrivo, scoppiò un incendio nei vecchi caseggiati che insistevano nel cortile retrostante la chiesa di Triginto, caseggiati che in seguito furono demoliti per far spazio alla realizzazione del nuovo oratorio e tra i parrocchiani cominciò anche a diffondersi l’idea che il nuovo prete fosse un po’ sfortunato.

Di certo c’era solo che in quel momento i fortunati erano proprio i medigliesi all’epoca ancora inconsci del fatto che era approdato nella parrocchia di Triginto e Mediglia un uomo che avrebbe lasciato il segno, un segno indelebile per intelligenza, carità cristiana, generosità e altruismo. Non bastano gli aggettivi per qualificare e definire colui che ha dato una identità alla vita parrocchiale e civile del paese, il quale trascorreva le sue domeniche dividendosi tra i ragazzi dell’oratorio e le merende organizzate per gli anziani dove si improvvisava in goffi balli con le sue simpatiche smorfie trasmettendo allegria e gioia di vita, fatto sempre in maniera spontanea e semplice come era suo modo di interpretare e adempiere a quell’incarico sacerdotale, come lui stesso ha definito, ricevuto come un dono gratuito da Dio.

Come prima citato, oltre alla realizzazione del centro oratoriale di Triginto, oltre che ad essere stato coordinatore del decanato, ricordiamo che a lui sono attribuite la fondazione del Gruppo Sportivo Oratoriale S. Stefano; l’organizzazione di parecchie edizioni del Palio delle frazioni che hanno coinvolto quasi per intero la cittadinanza comunale.

Inoltre si rammentano anche la regolamentazione del Consiglio Pastorale; la ristrutturazione dell’organo e del campanile della chiesa con la restaurazione degli affreschi che di lui evidenziano anche la passione e la sensibilità per l’arte e la letteratura ove nei brevi ritagli di tempo non si negava mai la lettura di un buon libro.
Era l’uomo che aggregava e non faceva distinzioni ideologiche, di pensiero e religione, colui che apriva la porta a chiunque chiedesse sostegno o un consiglio, anche nelle ore più disparate.
Non dimentichiamo neppure le visite periodiche agli ammalati, ai ricoverati nei nosocomi, agli anziani e l’estrema attenzione posta per i ragazzi con i problemi più difficili, quelli incanalatisi nel tunnel della tossicodipendenza.

Ed infine, nei brevi momenti di svago, come dimenticare le epiche partite a carte, giocate con un’altra figura emblematica per la nostra comunità, l’inseparabile amico di sempre, Emilio Vigorelli.
Sappiamo benissimo che non amava porsi al centro dell’attenzione e forse da lassù non vedrà neppure di buon grado l’intitolazione di una piazza a suo nome. Ma allo stesso tempo credo che Mediglia abbia un grosso debito in termini di riconoscenza nei suoi confronti, e penso che l’intitolazione a suo nome di questa piazza, “la sua piazza”, sia uno dei gesti di riconoscimento che i Medigliesi abbiano avuto il dovere di fare.

Sicuramente, chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, certo lo porterà sempre nella memoria e nel proprio cuore ma è con questa iniziativa che si potrà testimoniare anche ai nuovi venuti che qui a Mediglia, tra il 1979 e il 1995 venne a portare la parola di Dio un uomo, umile di origini e nel suo modo d’essere, con grandi doti di fede cristiana, generosità e altruismo; un grande uomo che pronunciava la “erre” alla francese: Don Alfonso Milani, “sacerdote”.

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