giovedì 6 maggio 2010

GASSIFICATORE: NO DEFINITIVO DELLA REGIONE LOMBARDIA

In data odierna la Regione Lombardia ha chiuso l'ultimo procedimento ancora aperto sul gassificatore di Bustighera, archiviando la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) con la seguente motivazione:
"Procedura non avviabile per mancanza di istanza autorizzativa"
La decisione è stata pubblicata sul sito SILVIA della Regione Lombardia e può essere consultata all'indirizzo web:
http://www.cartografia.regione.lombardia.it/silvia/jsp/schede/schedaSintesi.jsf?idProcedura=030100000797&titolo=V.I.A.%20Regionali

SI TRATTA DI UNA GRANDE VITTORIA PER LA CITTADINANZA MEDIGLIESE OTTENUTA ANCHE GRAZIE AL PUNTIGLIOSO, ARTICOLATO E COMPETENTE LAVORO MESSO IN CAMPO NELL'ULTIMO ANNO E MEZZO DAL MOVIMENTO CIVICO DE LA FENICE PER MEDIGLIA. UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI COLORO CHE HANNO CONTRIBUITO CON PASSIONE E DEDIZIONE AL RAGGIUNGIMENTO DI QUESTO IMPORTANTISSIMO RISULTATO!

martedì 4 maggio 2010

Don Alfonso Milani


Don Alfonso Milani è nato a Milano il 6 gennaio 1939.
Ordinato prete nel 1964, fu coadiutore dapprima in S. Apollinare a Milano e poi a Rovagnate (1967).
Ritornò come parroco a Milano a S. Martellina in Muggiano nel 1972. Da lì fu trasferito parroco a Mediglia – Triginto nel 1979.
Infine nel 1995 arrivò a S. Croce in Busto Arsizio.
Terminava il suo cammino terreno improvvisamente il 9 maggio 1998 mentre animava la “Due giorni” giovani in collaborazione con la pastorale giovanile del decanato di Busto Arsizio.
Riposa nel cimitero di Mediglia – Triginto.

“Attesa dell’Eternità”
Note personali di Don Alfonso Milani

In ogni momento della vita si è in attesa dell’Eternità.
Là il Signore mi chiederà del dono che mi ha fatto dell’essere suo prete.
Guardando a ritroso la mia vita, il mio essere, debbo ancora una volta dire che è stato un dono assolutamente gratuito.
Perché io, e non altri amici che ho conosciuto ed incontrato nella mia vita, ho dovuto rispondere a questa gratuità?
“Padre nostro, venga il tuo regno, sia fatta la Tua volontà”; e la risposta non può essere che “sia fatta la Tua volontà; perché non ha guardato le mie capacità, la povertà del suo chiamato; ha guardato il suo amore.
Nella mia pochezza, per il suo amore, ho cercato di vivere l’Eucarestia all’altare e per le strade dei paesi e parrocchie che ho percorso.
Quanta gente ho incontrato: affamata come la gente che Gesù ha incontrato nel momento della moltiplicazione dei pani: aveva fame di Dio, di amore, di pane, di amicizia, di lavoro, di salute.
Quante volte mi sono trovato con la “mia gente” davanti all’altare della Messa e nelle Chiese della “mia gente” mi sono trovato a pregare, magari a mani vuote!
Quanta gente ho incontrato, quanto mi hanno insegnato: famiglie e giovani, malati e anziani, bambini e genitori; quanto poco sono riuscito a dare, quanto poco ho fatto!
Posso dirti solo grazie, o Signore?
Grazie per la preghiera da prete vissuta. Grazie per la gente che ho incontrato.
Ti chiedo scusa per il male commesso e a tutti voi, che lungo la mia vita mi avete fatto capire tante cose, dico grazie e chiedo perdono per ciò che non avete trovato e che invece vi aspettavate da me, desiderosi di Dio, di amicizia, di pace.

Preparandomi all’Eternità vorrei dire:
- “se trovate qualche soldo, sarà per l’ultima comunità in cui mi trovo, se ne ha bisogno, altrimenti per l’Ass. “Comunità per lo sviluppo di promozione umana” con sede in S.Giuliano Milanese.
- povero sono nato e così voglio lasciare questa vita.
- A tutti i miei parenti, sorelle, fratello, nipoti, grazie per la loro attenzione anche se in vita forse, come tutti, non ho espresso tutto il mio voler bene.
Non chiedete nulla se un piccolo ricordo, se così volete.
- a zia Antonietta grazie di cuore, è l’unica parola che posso dire, altre non mi aiuterebbero a mostrare tutto ciò che hai vissuto per me.
- A tutti coloro che ho incontrato, sappiate che non voglio dimenticare nessuno, ma soprattutto ai giovani e alle giovani famiglie dico: non illudetevi del facile, sappiate donare con forza, sappiate aprire i confini del vostro cuore, solo così sarete capaci di amare, perché il mondo ha fame di amore.”

“Signore, tu lo sai, non so dire di più; fa un ultimo dono del tuo amore.
Accoglimi nel tuo regno e fa che l’umanità sia sempre più attenta a Te.”

(Queste note sono state ritrovate dal fratello tra gli appunti di Don Alfonso.)

Ricordo di Don Alfonso Milani

FINALMENTE IL GIORNO 9 MAGGIO PV LA PIAZZA DELLA CHIESA DI TRIGINTO VERRA' UFFICIALMENTE INTITOLATA ALLA MEMORIA DI DON ALFONSO MILANI NEL CORSO DI UNA CERIMONIA PUBBLICA. TROVA COSI' FINALMENTE REALIZZAZIONE, DOPO TROPPI E INGIUSTIFICABILI RITARDI, IL DESIDERIO DI TANTI DEVOTI MEDIGLIESI CHE PORTANO ANCORA NEL CUORE IL RICORDO DI QUESTA GRANDE PERSONA!

Questo un breve ricordo di Don Alfonso, scritto da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di apprezzarlo (estratto dal Consiglio Comunale del 30 settembre 2004):

Nei primi giorni dell’estate del 1979, arrivava il nuovo inquilino della casa parrocchiale di Triginto: il nuovo parroco.
Un tipo timido, capelli castano chiaro tendente al rossiccio, faccia simpatica, qualche battuta pronunciata in dialetto lombardo, l’immancabile sigaretta alla bocca e con quel pò di trasandato tipico di tutti gli uomini semplici, come era suo modo d’essere.

Sin da subito, al suo passaggio per le vie del paese, il Don, come era affettuosamente chiamato da tutti i suoi ragazzi, si faceva notare per la sua roboante Fiat 124 di colore verde, causa la marmitta bucata. E proprio con quella autovettura che egli trasportava stuoli di ragazzini da Triginto all’oratorio di Mediglia, sì, perché allora a Triginto non esisteva nulla di tutto quello che oggi conosciamo come impianto sportivo e oratoriale.

Trascorsi pochissimi giorni dal suo arrivo, scoppiò un incendio nei vecchi caseggiati che insistevano nel cortile retrostante la chiesa di Triginto, caseggiati che in seguito furono demoliti per far spazio alla realizzazione del nuovo oratorio e tra i parrocchiani cominciò anche a diffondersi l’idea che il nuovo prete fosse un po’ sfortunato.

Di certo c’era solo che in quel momento i fortunati erano proprio i medigliesi all’epoca ancora inconsci del fatto che era approdato nella parrocchia di Triginto e Mediglia un uomo che avrebbe lasciato il segno, un segno indelebile per intelligenza, carità cristiana, generosità e altruismo. Non bastano gli aggettivi per qualificare e definire colui che ha dato una identità alla vita parrocchiale e civile del paese, il quale trascorreva le sue domeniche dividendosi tra i ragazzi dell’oratorio e le merende organizzate per gli anziani dove si improvvisava in goffi balli con le sue simpatiche smorfie trasmettendo allegria e gioia di vita, fatto sempre in maniera spontanea e semplice come era suo modo di interpretare e adempiere a quell’incarico sacerdotale, come lui stesso ha definito, ricevuto come un dono gratuito da Dio.

Come prima citato, oltre alla realizzazione del centro oratoriale di Triginto, oltre che ad essere stato coordinatore del decanato, ricordiamo che a lui sono attribuite la fondazione del Gruppo Sportivo Oratoriale S. Stefano; l’organizzazione di parecchie edizioni del Palio delle frazioni che hanno coinvolto quasi per intero la cittadinanza comunale.

Inoltre si rammentano anche la regolamentazione del Consiglio Pastorale; la ristrutturazione dell’organo e del campanile della chiesa con la restaurazione degli affreschi che di lui evidenziano anche la passione e la sensibilità per l’arte e la letteratura ove nei brevi ritagli di tempo non si negava mai la lettura di un buon libro.
Era l’uomo che aggregava e non faceva distinzioni ideologiche, di pensiero e religione, colui che apriva la porta a chiunque chiedesse sostegno o un consiglio, anche nelle ore più disparate.
Non dimentichiamo neppure le visite periodiche agli ammalati, ai ricoverati nei nosocomi, agli anziani e l’estrema attenzione posta per i ragazzi con i problemi più difficili, quelli incanalatisi nel tunnel della tossicodipendenza.

Ed infine, nei brevi momenti di svago, come dimenticare le epiche partite a carte, giocate con un’altra figura emblematica per la nostra comunità, l’inseparabile amico di sempre, Emilio Vigorelli.
Sappiamo benissimo che non amava porsi al centro dell’attenzione e forse da lassù non vedrà neppure di buon grado l’intitolazione di una piazza a suo nome. Ma allo stesso tempo credo che Mediglia abbia un grosso debito in termini di riconoscenza nei suoi confronti, e penso che l’intitolazione a suo nome di questa piazza, “la sua piazza”, sia uno dei gesti di riconoscimento che i Medigliesi abbiano avuto il dovere di fare.

Sicuramente, chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, certo lo porterà sempre nella memoria e nel proprio cuore ma è con questa iniziativa che si potrà testimoniare anche ai nuovi venuti che qui a Mediglia, tra il 1979 e il 1995 venne a portare la parola di Dio un uomo, umile di origini e nel suo modo d’essere, con grandi doti di fede cristiana, generosità e altruismo; un grande uomo che pronunciava la “erre” alla francese: Don Alfonso Milani, “sacerdote”.